Giornata della Memoria 2020 | Jornata del Memoria 2020 : le vittime di Lenin e della dittatura bolscevica

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Emanuele Spikas
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Giornata della Memoria 2020 | Jornata del Memoria 2020 : le vittime di Lenin e della dittatura bolscevica

Messaggio da Emanuele Spikas » 02/11/2020, 21:51

Il 2 novembre per Impero è la Giornata della Memoria. Ogni anno, nel corso di questa ricorrenza, gli imperiali commemorano tutte le vittime innocenti di massacri, eccidi e genocidi. Tutti i cittadini sono liberi di esprimere il loro pensiero verso un avvenimento, anche se la Micronazione Sovrana Impero, ogni anno, dedica la giornata a una particolare vicenda. Quest'anno la Giornata della Memoria, il 2 novembre 2020, è dedicata al ricordo delle vittime di Lenin e della dittatura bolscevica.

Le 2 novembre per Impero es le Jornata del Memoria. Omne anno, in le korso de ista rekurrentia, le imperiales kommemora totas le viktimas innocente de massakros, excidios e jenocidios. Totos le citatanos es libere de exprimer lor pensamento verso un avvenimento, anque si Mikronation Soveran Impero, omne anno, dedika le jornata a un partikular vicissitude. Isto anno le Jornata del Memoria, le 2 novembre 2020, es dedikate al rekordo del viktimas de Lenin e del diktatura bolscevik.


LE VITTIME DI LENIN E DELLA DITTATURA BOLSCEVICA

1917

Commissario Stejinberg: "A che serve allora un commissariato del popolo per la giustizia? Tanto varrebbe chiamarlo commissariato del popolo per lo sterminio sociale, e tutto sarebbe risolto!"
Lenin: "Eccellente idea. E' esattamente così che io vedo la questione. Purtroppo non si può dargli questo nome!"

(risposta di Lenin all'allora Commissario della Giustizia, il socialrivoluzionario di sinistra Stejinberg, che lamentava l'arresto di alcuni membri dell'Assemblea Costituente e l'extra-legalità della Ceka)

Il 24 ottobre 1917 con un golpe (che prese poi il nome di "Rivoluzione d'Ottobre") i bolscevichi guidati da Lenin, che rappresentavano appena il 23,2% dell'elettorato, presero il potere rovesciando la neonata Repubblica Russa che stava mirando a formare un governo e un parlamento eletti democraticamente.
Da allora ha inizio una politica del terrore che vedrà numerose vittime e i cui bracci armati saranno l'Armata Rossa e la Čeka. Quest'ultima, progettata da Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij su indicazione di Lenin, era finalizzata alla soppressione e alla liquidazione dei controrivoluzionari, al controllo della stampa di cadetti, socialrivoluzionari e scioperanti, alle confische, alle espulsioni, alla pubblicazione di elenchi dei non bolscevichi (additati come "nemici del popolo").
Nel corso degli ultimi mesi del 1917 la libertà di espressione divenne pressoché inesistente: vennero soppressi i grandi giornali, vietata la diffusione di opuscoli che non fossero filo-bolscevichi, applicato il controllo su radio e telegrafo e crato il tribunale per la stampa e la soppressione della libertà di stampa.
Ben presto anche la democrazia venne meno. Venne infatti arrestati gli amministratori degli uffizi pubblici e messo fuori legge il partito costituzionaldemocratico, i cui membri vennero arrestati. La stessa sorte toccherà persino ad alcuni menscevichi e socialrivoluzionari eletti democraticamente all'Assemblea Costituente.
L'intolleranza del nuovo regime verso chiunque non fosse bolscevico si manifestò apertamente con la creazione della Commissione Militare d'inchiesta per la persecuzione di ufficiali, partiti "borghesi" e funzionari (in sciopero in segno di protesta contro il colpo di stato) e della Commissione di lotta contro ubriachezza e disordini per la soppressione dei controrivoluzionari. In breve tempo venne arrestata e condannata una moltitudine di individui senza colpe ma classificati come saccheggiatori, speculatori, accaparratori di beni, appartenenti a classi ostili.
La prima azione ufficiale della Čeka venne effettuata a Pietrogrado dove numerosi scioperanti subirono l'arresto. Anche nel resto dell'ex Impero Russo cominciarono le atrocità: in Ucraina e nel Kuban vennero trucidati civili e soldati bianchi prigionieri; a Jalta 250 persone, tra cui giornalisti, professori, avvocati, politici e soldati bianchi vennero uccisi; in Crimea soldati bianchi prigionieri e borghesi vennero torturati, mutilati, pestati a morte e uccisi gettandoli in mare o in altoforni.


1918

"A Niznij-Novgorod... bisogna instaurare subito il terrore di massa, fucilare e portar via centinaia di prostitute... fare perquisizioni di massa, fucilazione di chi è in possesso di armi. Deportazione in massa di menscevichi ed elementi infidi"
(ordine di Lenin nell'agosto 1918)

"Compagni! L'insurrezione dei kulak nei vostri cinque distretti deve essere soffocata senza pietà... Bisogna dare un esempio: 1. Impiccare (e dico impiccare in modo che tutti vedano) non meno di 100 kulak, ricconi e notori succhiasangue 2. Pubblicarne i nomi 3. Appropriarsi di tutto il loro grano 4. Individuare gli ostaggi. Fate così in modo che tutti lo vedano, per centinaia di leghe tutto intorno, e tremino, e pensino: questi ammazzano e continueranno ad ammazzare.."
(ordine di Lenin nell'agosto 1918)

"L'abolizione della pena di morte è un errore, una inammissibile debolezza, un'illusione pacifista!"
(Lenin; la pena di morte venne reintrodotta in Russia nel giugno 2018)

Nel 1918 i bolscevichi dispersero l'Assemblea Costituente appena dopo la prima sessione; nella stessa su 707 deputati eletti dal popolo, solo 175 erano bolscevichi. Reprimeranno inoltre nel sangue la successiva manifestazione di protesta, uccidendo almeno 20 manifestanti.
Sorte simile ebbero i soviet: ad aprile infatti alle elezioni per il rinnovo degli stessi i bolscevichi ne uscirono per l'ennesima volta sconfitti con scarso appoggio popolare; la maggioranza delle province (19 su 30) vide la vittoria di socialisti rivoluzionari e menscevichi. Lenin darà quindi vita al "Comitato dei contadini poveri", organismo il cui fine era in realtà quello di prendere il controllo dei soviet delle campagne dove i bolscevichi erano mal visti in quanto i contadini erano in stragrande maggioranza socialrivoluzionari e anarchici.
Con le sue proposte contro i contadini Lenin sconvolse persino gli altri bolscevichi, tra cui Trockij: aveva infatti proposto di fucilare tutti i contadini che non consegnavano le eccedenze. Proprio il "Comitato dei contadini poveri" venne incaricato di subentrare ai soviet nelle zone rurali a maggioranza socialrivoluzionaria e gli venne affidato il compito di requisiti le eccedenze nelle campagne: ciò causerà dapprima le proteste dei contadini e in seguito delle vere e proprie rivolte.
In seguito il Commissario per l'Approvvigionamento verrà incaricato di requisire le eccedenze nelle campagne: di fatto si trattava di espropriare i contadini del poco che avevano per poter sopravvivere.
A giugno scoppiarono un centinaio (destinate a diventare miglia nei 3 anni successivi) di rivolte contadine che vennero represse nel sangue.
Ad agosto scoppiarono altre 140 rivolte contadine che portarono all'assedio dei soviet in protesta alle limitazioni al commercio, alla leva e a violenze e confische effettuate dal Comitato dei contadini poveri. Tutte vennero represse nel sangue, sedate tramite innumerevoli fucilazioni operate dalla Čeka.
Si accentuò da parte della dittatura bolscevica la pratica degli ostaggi: venne infatti effettuata la stesura in ogni distretto di un elenco di ostaggi da eliminare nel caso in cui i contadini non lasciassero requisire, ovvero lasciar espropriare i loro beni, il distretto.
Lenin chiese poi una maggior efferatezza nella repressione, in particolare a Niznij-Novgorod dove, a settembre, vennero arrestate 700 persone di cui 150 vennero giustiziate. A Ivanovo-Voznesensk 30 persone vennero uccisi, altre 200 prelevate come ostaggi e circa un migliaio internate in campi di concentramento.
A Sebezck venne effettuata l'esecuzione di 15 kulak e di un prete. A Tver vennero uccise 40 persone e altre 130 prelevate come ostaggi. Le esecuzioni sommarie dilagarono con altre 50 vittime a Perm e 103 a Caricyn.
A Novembre la repressioni contro i contadini si acuirono: 44 sommosse degli stessi vennero represse, 2.320 contadini vennero arrestati, 620 degli stessi uccisi e altri 982 fucilati.
Alla fine ci fu la definitiva chiusura dei soviet non bolscevichi, con l'eliminazione da parte della Čeka delle legittime maggioranze di socialrivoluzionari e menscevichi. Molti tra questi ultimi vennero deportati e tanti dirigenti del partito internati in campi di concentramento per ordine di Lenin.
Decine di manifestanti in protesta contro la repressione di socialrivoluzionari e menscevichi vennero fucilati dalla Čeka.

Sempre nel 1918 anche gli operai iniziarono a ribellarsi, dando vita a 70 manifestazioni antibolsceviche, organizzando assemblee e scioperi. 800 operai verranno arrestati a giugno, altri 800 a luglio in seguito a uno sciopero generale. Vennero represse nel sangue le manifestazioni operaie a Sormovo, Tula, Beloreck, Zlatoust, Jaroslavl. Proprio a Jaroslavl vennero condannate a morte 500 persone. Venne poi sciolta, da parte dei bolscevichi, anche l'Assemblea dei Plenipotenziari Operai. A settembre vennero fucilate 1.300 persone a Pietrogrado.

Finirono nel mirino dei bolscevichi anche gli anarchici: nel gennaio 1918 a Mosca ne vennero arrestati 520, 25 dei quali furono fucilati.

Paradossalmente nonostante fucilazioni e massacri la pena di morte venne reintrodotta ufficialmente solo nel giugno 1918 quando venne condannato e fucilato l'ammiraglio Castnyj.

Per eliminare tutti i dissidenti i bolscevichi adottarono un sistema particolare ovvero usare particolari termini quasi a giustificare le vittime del terrore rosso. Così, nei primi mesi del 1918 molti tedeschi vennero classificati come "spie" e uccisi con esecuzioni sommarie dalla Čeka. Lo stesso fecero con altre persone classificandole come "borghesi" o "controrivoluzionari". Anarchici, operai, disertori e contadini in rivolta vennero denominati "banditi", gli scioperanti "sobillatori". Detenuti e ostaggi incarcerati vennero massacrati dopo essere stati classificati come "classe nemica" o "estranei alla società". I contadini in rivolta vennero ribattezzati "kulak travestiti" e con tale accusa numerosi vennero impiccati. I responsabili dei partiti di opposizione vennero chiamati "elementi equivoci" e, su ordine di Lenin e indicazione di Trockij, internati senza processi in campi di concentramento. Nel settembre 1918, a Mosca, migliaia di persone vennero tacciate di essere "controrivoluzionari" e uccise.
A Vjatka si tenne l'esecuzione di 400 persone tra ex poliziotti, ufficiali, controrivoluzionari, monarchici, menscevichi, socialrivoluzionari e costituzionaldemocratici. Nel Penza vennero giustiziate 152 guardie bianche.

Vide la luce anche la persecuzione religiosa con la nazionalizzazione dei beni della Chiesa e profanazione delle reliquie.
La libertà di stampa, già ridotta ai minimi termini, subì ulteriori restrizioni: si accentuò infatti la persecuzione dei giornalisti non bolscevichi, tanto che rimaserò legali solo i giornali filo-bolscevichi (200 giornali socialisti vennero banditi) ma con l'imposizione da parte di Lenin di non pubblicare articoli contro la Čeka (sebbene potessero pubblicare, così come il giornale della Čeka stesso, i dati relativi alle migliaia di arresti ed esecuzioni).

In realtà l'operato e il potere della Čeka, promosso da Lenin, era così sconvolgente che alcuni esponenti bolscevichi (Buharin, Olminskij e Petrovskij), considerandola "una congrega di sadici assassini", proposero persino la creazione di un organo di controllo della stessa. Un esponente della Commissione di Controllo Politico (Kamenev) ne propose persino l'abolizione. Tali proposte furono respinte Lenin, Trockij, Stalin e Sverdlov. Vi fu anche una manifestazione di protesta davanti al tribunale della Čeka stessa, che venne repressa con l'esecuzione di 50 manifestanti e l'internamento nei campi di concentramento di altri 320 manifestanti. Anche nelle fabbriche si scioperava contro il razionamento sociale e contro la Čeka a Perm : gli operai vennero licenziati, molti di loro subirono l'arresto, 100 vennero fucilati.
La Čeka invece aumentò addirittura il suo potere venendo posta al di sopra dei soviet e venne rafforzata con un decreto sul terrore rosso che legalizzò la deportazione diretta da parte della stessa nei campi di concentramento e della fucilazione istantanea degli insorti.
In un rapporto ufficiale la Čeka riporta di aver provveduto all'uccisione di 15.000 persone nell'autunno 1918 e di 4500 solo negli ultimi mesi dell'anno.

La propaganda bolscevica sfruttò inoltre due presunti attentati nell'agosto 1918 per scatenare ancor di più il Terrore Rosso (il bolscevico Zinov'ev sosterrà che dovevano essere tutti annientati dal terrore socialista). Uno studente venne infatti accusato di aver fatto un attentato al soviet di Pietrogrado, morì in seguito a arresto e esecuzione sommaria.
La socialista rivoluzionaria Fannie Kaplan, quasi cieca, venne accusata di aver sparato a Lenin, venne arrestata e giustiziata senza processo, con un colpo di pistola alla nuca.

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Fanny Kaplan

Anche lo Zar Nicola II Romanov e la sua famiglia (la moglie zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, le figlie Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e persino il bambino Aleksej) verranno barbaramente assassinati a Ekaterinburg nel luglio 1918 insieme alla dama di compagnia Anna Demidova, al servo Trupp, al cuoco Kharitonov e al medico Botkin.


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I figli dello Zar Nicola II

1919

"Ho verificato la faccenda dell'insurrezione di kulak nella volost' Novomatrionskaja. L'inchiesta è stata condotta in modo caotico. Sono state interrogate sotto tortura 65 persone, e dai verbali delle testimonianze non si riesce a capire nulla... il 16 febbraio sono state fucilate 5 persone, l'indomani 12. Il verbale delle condanne e delle esecuzioni è datato 28 febbraio. Quando ho chiesto spiegazioni al responsabile della Ceka locale mi ha risposto: "Non abbiamo mai tempo per scrivere i verbali degli interrogatori. E comunque a che cosa servirebbe, visto che sterminiamo i kulak e i borghesi come classe?" "
(rapporto del 22 marzo 1919 di Smirnov inviato a Dzerzinskij)

"I cosacchi dovranno essere sterminati, liquidati fisicamente dal primo all'ultimo"
(risoluzione del Comitato centrale del Partito Bolscevico, gennaio 2019)

"Si sostiene lo sterminino di massa di tutti i cosacchi senza alcuna distinzione, dal primo all'ultimo"
(rapporto del Comitato rivoluzionario del Don, gennaio 2019)

"Questo governo non è nulla più di una dittatura del Comitato centrale del Partito Comunista, che governa con l'aiuto della Ceka e dei tribunali rivoluzionari"
(dichiarazione sottoscritta il 10 marzo 1919 da parte dell'assemblea generale degli operai della officine Putilov, con 10.000 partecipanti)


Nel 1919 ci fu un ulteriore consolidamento del potere della Čeka, costituita da 200.000 uomini col compito di sorvegliare punti strategici, requisire, reprimere rivolte contadine, reprimere manifestazioni operaie e reprimere ammutinamenti nell'Armata Rossa.
Ciononostante Marija Spiridonova, leader dei socialrivoluzionari, acclamata nelle fabbriche criticò Čeka e Terrore rosso; venne però internata in un manicomio (dal quale riuscì poi a evadere rifondando clandestinamente il suo partito) e suoi 210 compagni vennero arrestati.
A marzo altri 2000 militanti socialrivoluzionari vennero arrestati.
Il 10 marzo 1919 10.000 partecipanti all'assemblea generale degli operai della officine Putilov, chiederanno il trasferimento del potere ai soviet, le libere elezioni per i soviet, la soppressione delle limitazioni sul cibo autorizzato, la liberazione dei prigionieri politici, la libertà per la Spiridonova e i socialrivoluzionari considerati dagli operai "gli autentici partiti rivoluzionari".

A Pietrogrado gli operai impedirono a Lenin di prender parola schernendolo. La risposta del dittatore non si fece attendere: ordinò l'assalto alle officine, facendo arrestare 900 operai e facendone giustiziare sommariamente 200. Gli altri vennero tutti licenziati.
Il 10 marzo di diffonderanno le sommosse operaie, con nuove richieste: libertà di stampa e di espressione, abolizione dei privilegi per i comunisti, fine della coscrizione per l'Armata Rossa. Agli insorti di uniranno anche molti soldati ammutinati, ma alla fine i bolscevichi reprimeranno tutto con la violenza con chiusura delle fabbriche, confisca delle terre ed esecuzioni.
A Tula si svolse, contro i bolscevichi e in solidarietà ai socialrivoluzionari arrestati, la "Marcia per la libertà e contro la fame". Ma anche questa, come conseguenza, ebbe 800 arresti di operai, licenziamenti ed esecuzioni.
Nel marzo 1919 ad Astrakhan vi fu un'insurrezione da parte degli operaio. I bolscevichi ordinarono ai soldati del 45° reggimento fanteria di aprire il fuoco sui rivoltosi, ma i militari disobbedirono ed anzi si ammutinarono unendosi agli insorti e contribuendo al saccheggio delle sedi dei bolscevichi. Questi ultimi però ripresero il controllo della città, arrestando rivoltosi e ammutinati: 4.000 arrestati vennero uccisi tramite fucilazione o annegamento dato che venero gettati nel fiume Volga con una pietra legata al collo. Vennero inoltre fucilate altre 1.000 persone accusate di essere "borghesi": si trattava semplicemente di commercianti. Per reprime gli scioperi che dilagavano i bolscevichi imposero nell'aprile 2019 l'inserimento, nelle domande di riassunzione nelle fabbriche la cui sottoscrizione era necessaria per ottenere la tessera per avere il pane, di una clausola di equiparazione tra interruzione del lavoro e diserzione: lo sciopero divenne quindi punibile con la pena di morte. Nello stesso periodo vennero uccisi altri 26 operai tacciati di essere "sobillatori".
Nel maggio 2019 il ricercato socialrivoluzionario Cernov dinanzi a un sindacato di tipografi osà schernire e irridere la Ceka, quest'ultima rispose sequestrando la sua famiglia e incarcerando tutti i dirigenti socialrivoluzionari.

Nelle campagne proseguì le azioni contro i contadini, con la sempre più forte applicazione del trattanimento di ostaggi. Per obbligare, in diverse località, i contadini a sgomberare la neve in modo, per i bolscevichi, soddisfacente, Lenin firmò un decreto nel quale stabiliva che "Se lo sgombero non viene eseguito, gli ostaggi saranno passati per le armi".
Nel marzo 1919 ci fu una grande insurrezione di 30.000 contadini nella provincia di Samara che cadde sotto il controllo dei rivoltosi che reclamavano fine delle requisizioni, libertà di commercio, libere elezioni dei soviet e fine della commissariocrazia bolscevica; il mese successivo questo esercito contadini venne però sconfitto: 6.210 contadini vennero arrestati, 4.240 vennero uccisi, 625 fucilati.

Nacquero eserciti di partigiani Verdi, composti da anarchici e contadini, che iniziarono una lotta per la libertà (e invero per la sopravvivenza) contro la dittatura bolscevica ed arriveranno ad essere 3 milioni.
Uno degli scontri più importanti di tenne a Tambov dove il 30 aprile 1919 il 212° battaglione della Ceka annientò una sommossa (diffusasi al grido "Abbasso i comunisti! Abbasso i soviet!") proprio di partigiani Verdi. 60 di questi ultimi vennero arrestati e 50 vennero giustiziati. Il villaggio da cui era iniziata la sommossa venne dato alle fiamme dalla Ceka.
Ma i contadini continuarono a dar vita elle rivolte ovunque: in particolare scoppiarono ben 93 insurrezioni nelle province di Kiev, Cernigov, Poltava e Odessa (dove i bolscevichi poco tempo dopo giustizieranno 2.200 persone). Tanto che i bolscevichi arrivano persino a effettuare un bombardamento con un aeroplano nel borgo Tret'jaki. Nel distretto di Novohopersk, nella provincia di Voronez venne sedata nel sangue una rivolta e venne poi effettuato un rastrellamento di tutti gli insorti della zona. Anche a Jaroslavl' venne repressa una rivolta attraverso il consueto sistema degli ostaggi: i bolscevichi presero in ostaggio le famiglie dei rivoltosi e fucilarono un uomo per ogni famiglia; così i partigiani Verdi della zona furono costretti alla resa e 34 di loro furono comunque fucilati "per dare l'esempio", come prescritto dai comunisti.
In 10 province russe, nel solo mese di settembre 1919 la Ceka arresterà 48.735 persone classificate come "disertori" e altre 7.325 classificate come "banditi": 1.826 verranno uccisi e altre 2.230 fucilati.
Nell'autunno 1919 i rapporti di Ceka e Commissione di lotta contro i disertori testimonieranno l'arresto durante l'anno di 500.000 Verdi.
In Ucraina, sotto la guida di Semen Petlura, Nestor Makhno, Nikifor Grigoriev e Otaman Zelenyy si organizzarono eserciti di contadini anarchici anti-bolscevichi le cui finalità erano terra ai contadini, libertà di commercio, soviet liberamente eletti senza bolscevichi, cacciata dall'Ucraina dei bolscevichi. Questi ultimi, in particolare Trockij, avevano tentato di obbligare gli ucraini di Nestor Makhno a combattere al servizio dell'Armata Rossa sul fronte polacco.
Durante le rivolte a Guljajpole contadini e operai capeggiati da Nestor Makhno avanzarono ulteriori richieste: opposizione a qualsiasi ingerenza dello stato, autogoverno e autogestione basata su soviet liberamente eletti, fine delle requisizioni, soppressione di tasse e imposte, libertà per tutti i partiti socialisti e i gruppi anarchici, ripartizione delle terre, cessazione della commisariocrazia bolscevica, scioglimento di Ceka e delle altre truppe speciali.
Nel frattempo Nikifor Grigoriev alla guida di 20.000 contadini armati e ammutinati dell'Armata Rossa, i cui motti erano "Tutto il potere ai soviet e al popolo ucraino!", "L'Ucraina agli ucraini, senza bolscevichi!", "Ripartizione delle terre!", "Libertà d'impresa e di commercio!", conquistò Cerkassy, Herson, Nikolaev e Odessa. Altri 20.000 combattenti partigiani, il cui leader era Otaman Zelenyy, conquistarono la provincia di Kiev.
Alla fine in Ucraina nell'estate 2019 si contarono 210 rivolte contadine contro i bolscevichi: 100.000 combattenti armati e centinaia di migliaia di contadini lottarono contro i comunisti che dovettero addirittura ritirarsi dall'Ucraina dove subirono sconfitte sia dall'Armata Nera (contadini e anarchici), sia dall'Armata Bianca. Prima però si macchiarono della fucilazione di migliaia di disertori, dell'esecuzione di massa di contadini ucraini, del sequestro come ostaggi dei familiari degli insorti e della distruzione di numerosi villaggi.
Anche Har'kov insorse: furono giustiziate 3.000 persone da parte dei bolscevichi ed altre 2.000 quando questi ultimi riconquistarono la città dopo averla perduta.

Venne avviata la persecuzione dei cosacchi, che i bolscevichi progettano di sterminare interamente. Vennero disarmati, le loro terre vennero confiscate e affidate a coloni russi, le loro assemblee e amministrazioni sciolte. 8000 cosacchi vennero assassinati con esecuzioni sommarie.
L'11 marzo 2019 i cosacchi insorsero a Vesenskaja tanto che ad aprile i bolscevichi dovettero prendere atto del fallimento del primo tentativo di decosacchizzazione ovvero della pianificazione dello sterminio totale dei cosacchi del Don e del Kuban) e a maggio si concretizzerà la riconquista di tutta la Vandea cosacca ad opera della coalizzazione dei 30.000 cosacchi del Don insorti, dei cosacchi del Kuban e delle Guardie Bianche.

Infine si fece sempre più frequente l'uso dei campi di concentramento che vennero regolamentati e suddivisi in campi di lavoro forzato (destinati all'internamento di coloro che venivano condannati dai tribunali) e campi di concentramento (dove venivano internati gli ostaggi). In ogni provincia vennero creati campi di concentramento che avrebbero dovuto contenere un massimo di 300 persone ciascuno. In realtà gli internati nel maggio 1919 risulteranno 16.000 e due anni dopo saranno 70.000.
Nelle province interessante dalle insurrezioni contadini vennero creati anche campi minore dove internare anarchici e contadini con le loro famiglia, classificati dai bolscevichi come "banditi".



1920

"Con i partiti non bolscevichi bisogna approfittare assolutamente della situazione bellica attuale per imputare ai loro membri crimini quali l'attività controrivoluzionari, l'alto tradimento, la disorganizzazione delle retrovie, lo spionaggio a favore di una potenza straniera ecc.."
(rapporto ufficiale della Ceka del 1 luglio 1920)

"Raccolti in un campo nei dintorni di Majkop, gli ostaggi (donne, vecchi e bambini), sopravvivono in condizioni spaventose, nel fango e nel freddo d'ottobre. Muoiono come mosche. Le donne sono pronte a tutto per sfuggire alla morte. I soldati che sorvegliano in campo approfittano per farne commercio"
(rapporto di Martyn Lacis, capo della Ceka locale)

"il lavoratore deve obbedire come un operaio allo stato"
(Lev Trockij)

"Mi dicono che da parte dei ferrovieri c'è sabotaggio manifesto e che sono della partita anche gli operai di Izevsk. Sono stupito che siate tanto accomodanti e che non procediate ad esecuzioni di massa"
(messaggio telegrafico di Lenin al Consiglio militare rivoluzionario della Quinta Armata)

"Il posto migliore per lo scioperante, questa zanzara gialla e novica, è il campo di concentramento!"
(titolo della Pravda del 12 febbraio 1920)

"Vittoria o morte. Ecco il compito dei contadini dell'Ucraina nell'attuale momento storico. Ma noi non moriremo. Siamo in troppi. Noi siamo l'umanità. Perciò, dobbiamo vincere - non per seguire l'esempio degli anni passati e affidare il nostro destino a qualche nuovo padrone, ma per prenderlo nelle nostre stesse mani e vivere secondo la nostra volontà e la nostra verità."
(manifesto di Nestor Makno e dei suoi seguaci durante la lotta contro i bolscevichi in Ucraina)

"Muoiano pure migliaia di persone se necessario, ma il paese deve essere salvato"
(comunicazione di Lenin a Trockij l'1 febbraio 1920)



Il primo eccidio ad opera dei bolscevichi nel 1920 si verificò a Rostov, con l'esecuzione di 1.000 persone.

Nel gennaio 1920 venne introdotta, su decisione di Trockij, la militarizzazione delle imprese che introdusse il divieto di sciopero (equiparato alla diserzione), inasprimento della disciplina, aumento dei poteri della dirigenza, completa subordinazione di comitati di fabbrica e sindacati, attuazione di una politica incentrata sulla produttività, divieto di lasciare il posto di lavoro, punizioni per ritardi e assenteismo.
Le proteste e gli scioperi contro le imposizioni di Trockij vennero soffocate nel sangue. Inoltre con la scarsità di cibo, causata dalle politiche comuniste, i bolscevichi optarono per la diminuzione dei vettovagliamenti per alcune categorie di lavoratori. Nel solo primo semestre del 1920 vennero indetti 77 scioperi.
80 operai scioperanti a Ekaterinburg vennero arrestati e internati nei campi di concentramento. 12 operai furono condannati ai lavori forzati per "sabotaggio in forma di sciopero", "propaganda antisovietica" e "falsa interpretazione della politica sovietica in materia di salari" (avevano in realtà criticato la domenica lavorativa, i privilegi ai comunisti, i salari miseri e avevano fatto pause di lavoro).
Venne effettuato l'arresto e internamento nei campi di concentramento di 100 ferrovieri che lavoravano sulla linea Rjazan'-Ural e di 160 ferrovieri che lavoravano sulla linea Mosca-Kursk. La stessa sorte toccò a 152 operai della fabbrica metallurgica di Briansk.
A Tula le operaie delle industrie manifatturiere d'armi scioperarono e protestarono, rifiutando di lavorare di domenica; gli operai rifiutarono le ore di straordinario. Gli scioperanti di Tula furono arrestati con le accuse di "cospirazione controrivoluzionaria" e di essere "spioni polacchi" e "centurie nere".
In segno di protesta contro gli arresti e le accuse assurde mosse agli scioperanti, migliaia di massaie, operaie e operai si costituirono volontariamente chiedendo di essere a loro volta arrestati. Così a Tula ben 10.000 persone vennero imprigionate all'aperto. L'ingente numero rese impossibile mettere in atto i consueti interrogatori farsa dei bolscevichi vanificando il tentativo di accusare gli arrestati di cospirazione. Vennero quindi in larga parte rilasciata ma venendo obbligati a firmare la seguente umiliante dichiarazione: "Io sottoscritto, cane puzzolente e criminale, mi penso davanti al Tribunale rivoluzionario dell'Armata Rossa, confesso i miei peccati e prometto di lavorare coscienziosamente"; 28 persone furono comunque condannate ai lavori forzati e altre 200 all'esilio.

Trockij pose un suo compagno intimo, Pjatakov, a capo della Direzione Centrale dell'industria carbonifera. Questi introdusse la classificazione di qualsiasi assenza come "atto di sabotaggio", punito con internamento in campo di concentramento o pena di morte, l'allungamento dell'orario di lavoro, il divieto di pause di lavoro e di scioperi. 120.000 minatori verranno sfruttati all'estremo, privati d'ogni diritto per un aumento della produttività.

Scoppiò anche l'Insurrezione dei Forconi nelle province di Kazan', Simbirsk e Ufa: 50.000 Aquile Nere (combattenti russi, tatari e baschiri) armate di forche e picconi si ribellarono ma vennero massacrate dai bolscevichi che distrussero 100 villaggi implicati alla rivolta.

Il proseguimento delle azioni contro gli altri partiti portò all'arresto di 2.000 militanti socialrivoluzionari e menscevichi.

L'incombere di nuove requisizioni e i primi segnali della futura carestia portarono i contadini a lottare per la loro sopravvivenza: scoppiarono quindi rivolte nelle province di Tambov, Penza, Samara, Saratov e Caricyn.
A Hitrovo le squadre di vettovagliamento saccheggiarono le case dei contadini, confiscarono il grano (lasciato poi marcire) e picchiarono gli anziani, accusati di essere genitori di disertori.
La rivolta raggiunse ingenti dimensioni nella pronvincia di Tambov dove 14.000 insorti guidati dal socialista rivoluzionario Aleksandr Stepanovič Antonov e armati di forconi, falci e qualche fucile cacciarono i bolscevichi. Nonostante Lenin sollecitasse la Ceka a eliminare frettolosamente i rivoltosi di Tambov, questi aumentarono, toccando le 50.000 unità.
In ogni caso la Ceka e la Commissione di lotta contro i disertori nel corso dell'anno arrestarono complessivamente 800.000 partigiani Verdi.

I bolscevichi riuscirono a rioccupare la Vandea Cosacca, così la Ceka diede subito il via alla requisizione di riserve alimentari e abiti nei villaggi rurali della stessa. Tuttavia bandee di cosacchi si unirono ai partigiani Verdi che nella regione toccheranno nei mesi successivi quota 35.000 uomini. In un attacco congiunto Cosacchi, Verdi e Guardie Bianche riuscirono persino a cacciare i bolscevichi dal Kuban'. In seguito però le Guardie Bianche, con un ampio seguito di civili, dovettero riparare in Crimea e i bolscevichi riguadagnarono terreno potendo finalmente mettere in atto il progetto iniziale di sterminio dei cosacchi, tanto che vennero istituite delle trojka, tribunali preposti per la decosacchizzazione. La prima conseguenza fu l'esecuzione di 6.000 cosacchi. Fu attuato l'arresto e l'internamento in campi di concentramento di familiari, parenti e vicini di casa di Verdi e cosacchi ancora in lotta nelle regioni del Caucaso, Don e Kuban.
I bolscevichi arrivarono a istituire la Giornata del Terrore Rosso a Pjatigorks durante la quale si verificarono arresto ed esecuzione sommaria di 300 persone. Anche i pazienti di un ospedale a Kislovodsk verrano uccisi con esecuzioni sommarie. Vennero cancellati interi insediamenti cosacchi con la deportazione di tutti i 3.218 abitanti dell'insediamento cosacco di Ermolovskaja, di tutti i 3.261 abitanti dell'insediamento cosacco di Romanovskaja, di tutti i 3.918 abitanti dell'insediamento cosacco di Samasinskaja, di tutti i 2.800 abitanti dell'insediamento cosacco di Mihajlovskaja e di tutti i 4.220 abitanti del borgo cosacco di Kalinovskajai (che venne anche completamente incendiato dalla Ceka). Anche la metà degli abitanti degli insediamenti cosacchi alle miniere del Donec subirono la deportazione. Venne attuata anche l'esecuzione di 3.000 persone ad Armavir.
Le operazioni vennero condotte con una tale ferocia che, come testimoniato da un rapporto del Comitato Rivoluzionario del Caucaso Settentrionale, per evitare rallentamenti nella decosacchizzazione non fu fatta alcuna distinzione e tra i deportati figurarono persino simpatizzanti sovietici, familiari di soldati dell'Armata Rossa e funzionari comunisti. Alla fine dell'anno le vittime della decosacchizzazione saranno 500.000, tra deportati e uccisi.

Le Guardie Bianche guidate dal generale Pëtr Nikolaevič Vrangel' vennero poi definitivamente sconfitte e i bolscevichi rioccuparono dunque la Crimea massacrando, fucilando e impiccando 50.000 civili e deportandone diverse migliaia. 1.836 scaricatori vennero fucilati a Sebastopoli, per aver contribuito all'evacuazione delle truppe bianche nella fuga in Crimea.

I bolscevihci cercarono di rioccupare l'Ucraina osteggiati da Verdi e Makhnovisti. Giustiziarono comunque 3.000 persone a Odessa e altre 3.000 a Kiev.
Non riuscendo a prevalere sul campo di battaglia Trockij usò l'arma della menzogna: promise amnistia generale, liberazione di tutti gli anarchici e libertà di propaganda in cambio del supporto dei maknovisti contro le Guardie Bianche in Crimea.
Ma nonostante la promessa fatta, una volta sconfitte le Guardie Bianche, fece immediatamente fucilare i maknovisti che avevano collaborato e fece sferrare un attacco presso Guljai-Polje, quartier generale di Nestor Makno. I collaboratori di quest'ultimo vennero arrestati e uccisi sul posto.
A quel punto la Ceka fece irruzione nelle sedi delle organizzazioni anarchiche in tutta la Russia e in Ucraina, arrestando ogni anarchico che capitasse a tiro.

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Nestor Ivanovič Makhno


1921

"L'unico posto per i menscevichi e i socialisti rivoluzionari è la prigione"
(annotazione di Lenin)

"Se menscevichi e socialisti rivoluzionari mostrano ancora la punta del naso, fucilarli senza pietà!"
(dichiarazione di Lenin)

"Ora non ci sono più rivolte. Si vedono fenomeni nuovi: folle di migliaia di affamati assediano pacificamente il Comitato esecutivo dei soviet o del Partito, e aspettano per giorni chissà quale miracoloso arrivo di cibo. Non si riesce a cacciare la folla, ogni giorno le persone muoiono come mosche... Ritengo che nella provincia ci siano almeno 900.000 affamati"
(rapporto di Vavilin relativo alla situazione della provincia di Samara)

"La carestia causata dalle requisizioni è assai utile per far crepare tutti i contadini così temerari a resistergli"
(rapporti della Ceka che confermano che il governo era perfettamente cosciente dell'arrivo della carestia)

"1. Fucilare sul posto senza processo qualsiasi cittadino che rifiuti di declinare le proprie generalità. 2. Le Commissioni politiche hanno il potere di prendere ostaggi nei villaggi ove siano nascoste armi e di fucilarli se queste non vengono consegnate 3. Nel caso in cui si trovino armi nascoste, fucilare sul posto e senza processo il primogenito della famiglia 4. Arrestare e deportare le famiglie che nascondono un bandito, confiscare i loro beni e fucilarne il primogenito senza processo 5. Le famiglie che nascondono membri della famiglia di un bandito o i suoi aver devono essere trattate come i banditi stessi e il primogenito va fucilato sul posto senza processo 6. In caso di fuga della famiglia di un bandito, spartirne i beni fra i contadini fedeli al potere sovietico, e bruciare o demolire la casa 7. Applicare con rigore e senza pietà il presente ordine del giorno"
(ordine numero 171 del giorno 11 giugno 1921 per la "pacificazione" della provincia di Tambov)

"Le operazioni di ripulitura del Kudrijukovskaja sono incominciate il 27 giugno con il villaggio Osinovki, che in passato ha dato asilo a banditi. L'atteggiamento dei contadini è diffidente. I contadini non denunciavano i banditi delle foreste e se interrogati rispondevano di non sapere niente. Abbiamo preso 40 ostaggi, dichiarato il villaggio in stato d'assedio e dato due ore agli abitanti per consegnare banditi e armi nascoste. Gli abitanti del villaggio non si decidevano a collaborare e non prendevano sul serio le nostre minacce. Alla scadenza del termine ne abbiamo fatti giustiziare 21 davanti all'assemblea del villaggio. L'esecuzione pubblica, per fucilazione individuale in presenza dei membri della Commissione e dei comunisti ha provocato un notevole effetto fra i contadini. Quanto al villaggio Karaevka, per la sua collocazione geografica era una postazione privilegiata dei gruppi di banditi... la Commissione ha deciso di cancellarlo dalla carta geografica. Tutta la popolazione è stat deportata, i beni confiscati, a eccezione delle famiglie dei soldati dell'Armata Rossa, che sono state trasferite nel borgo Kurdjuki e alloggiate nelle case confiscate alle famiglie dei banditi. Dopo aver recuperato alcuni oggetti di valore, le case del villaggio sono state messe a fuoco... Il 3 luglio abbiamo incominciato le operazioni nel borgo Bogoslovka. Di rado avevamo incontrato contadini così indocili e organizzati. Quando si discuteva con loro rispondevano tutti con aria stupita: "Banditi da noi? Neanche per idea! Forse ne abbiamo visti passare una volta nei paraggi, senza neppure sapere fossero banditi. Non viviamo tranquilli, non facciamo male a nessuno, non sappiamo nulla". Abbiamo preso 58 ostaggi. Il 4 luglio ne abbiamo fucilati pubblicamente 21, all'indomani 15, abbiamo messo in condizione di non nuocere 60 famiglie di banditi, cioè 200 persone. I contadini sono stati costretti a partire a caccia dei banditi e delle armi nascoste. La pulitura dei villaggi e dei borghi suddetti si è conclusa il 6 luglio. L'operazione è stata condotta con successo. Prosegue la resa dei banditi."
(rapporto del 10 luglio di Uskonin, sulle misure repressive dei banditi della provincia di Tambov)

"Che la nube di gas penetri nella foresta e vi uccida tutto ciò che vi si nasconde"
(ordine di Tuhacevskij in merito all'uso di gas asfiassiati contro i contadini ribelli a Tambov)

"Avevano scavato una grande fossa, facevano sedere i condannati sul bordo, con la faccia rivolta allo scavo, le braccia legate. Subin e i suoi aiutanti andavano avanti e indietro, sparando alla nuca"
(testimonianza sull'operato della Ceka a Zerdëvka)

"Arrestare immediatamente tutta l'intellighenzia anarchicheggiante, menscevica, socialista rivoluzionaria, in particolare i funzionari che lavorano nei commissariati del popolo per l'Agricoltura e l'approvvigionamento; arrestare tutti i menscevichi, i socialisti rivoluzionari e gli anarchici che lavorano nelle fabbriche in cui si possa verificarsi la proclamazione di scioperi e manifestazioni"
(ordini di Dzerzinskij a tutte le Ceka provinciali)



Nestor Makno sfuggì, gravemente ferito, all'annientamento insieme a 2.000 condottieri che continuarono per tre mesi a lottare contro l'Armata Rossa di Trockij al grido "Vivere liberi o morire combattendo!". Nel marzo del 1921 ormai sfinito e con pochissimi uomini al seguito, verrà eroicamente fatto fuggire dal sacrificio di alcuni contadini che vollero salvarlo a tutti i costi e dalla maggior parte dei pochi compagni ancora vivi, trucidati dalla cavalleria dell'Armata Rossa. Nell'agosto del 1921 ancora gravemente ferito e subendo la perdita di altri 17 compagni, fuggirà in Romania, ma verrà internato... evaderà di nuovo ma verrà arrestato prima in Polonia dove verrà assolto e poi a Danzica dove verrà imprigionato. Evaso per l'ennesima volta con l'aiuto dei suoi compagni, rimarrà per sempre in esilio in povertà a Parigi. Ci fu quindi la definitiva sconfitta di tutti i maknovisti e la conseguente rioccupazione totale dell'Ucraina da parte dei bolscevichi che attuarono la distruzione delle comunità anarchiche e la repressione sanguinaria degli anarchici ucraini.

Il fallimentare sistema comunista ebbe come conseguenza la carestia. Così con un decreto venne sancita la riduzione di un terzo delle razioni di pane per Mosca, Pietrogrado, Ivanovo-Voznesensk e Kronstadt. Gli operai diedero quindi vita a sommosse, scioperi, comizi, proteste, manifestazioni, marce della fame, occupazione di fabbriche a Mosca, Pietrogrado, Ivanovo-Voznesensk e nuovamente a Tula.
A Mosca gli operai forzarono le caserme e fraternizzarono coi soldati; non era però possibile fraternizzare con la Ceka che mise in atto l'ennesima repressione, uccidendo alcuni operai e arrestandone a centinaia.
A Pietrogrado gli operai crearono una nuova Assemblea dei Plenipotenziari Operai (la precedente era stata sciolta nel 1918 dai bolscevichi), costituita dagli unici partiti che godevano dell'appoggio popolare, cioè menscevichi e socialisti rivoluzionari, e che avanzava le seguenti richieste: abolizione della dittatura bolscevica, libere elezioni dei soviet, libertà di parola, libertà di associazione, libertà di stampa, rilascio dei prigionieri politici.
L'Assemblea dei Plenipotenziari Operai organizzò quindi uno sciopero generale ma la Ceka rispose aprendo il fuoco sui manifestanti, uccidendone 12. Altri 1.000 operai vennero poi arrestati. Ciononostante migliaia di soldati disertarono, unendosi agli operai in rivolta.
Al largo di Pietrogrado si verificarono gli ammutinamenti dei marinai di due corazzate della base navale di Kronstad i cui marinai approvarono risoluzioni promosse in tutto il paese in contrasto con la dittatura bolscevica: rielezione a scrutinio segreto dei soviet dopo dibattito e libere elezioni, libertà di parola e di stampa, libertà di espressione per operai, contadini, anarchici, socialisti, parità di razionamento per tutti, rilascio di detenuti politici, operai, contadini, soldati, marinai, creazione di una commissione per esaminare i casi dei detenuti nelle prigioni e nei campi di concentramento, fine delle requisizioni, abolizione della Ceka, libertà assoluta dei contadini sulla loro proprietà privata. Persino 2.000 ex bolscevichi si ribellarono unendosi agli insorti di Kronstad; questi ultimi cercarono di entrare in contatto con gli operai in rivolta a Pietrogrado ma la Ceka intervenne arrestando nella città 2.000 operai, anarchici e socialisti rivoluzionari.
La Ceka condusse quindi un assalto, guidato da Tuhacevskij, contro Kronstad. Durante i combattimenti morirono migliaia di persone e quando Kronstad cadde si contarono 10.000 morti tra gli insorti; molti altri vennero reclusi nelle prigioni bolsceviche. 2.103 insorti di Kronstad vennero giustiziati e 6.459 condannati a detenzione e lavori forzati. 8.000 insorti di Kronstad riuscirono a fuggire verso campi profughi in Finlandia.
Anche a Pietrogrado la repressione continuò a colpire con la condanna alla fucilazione di 200 tra ufficiali, professori ed intellettuali accusati di fare parte dell'organizzazione controrivoluzionaria di Pietrogrado; tra le vittime il famoso poeta Nikolaj Gumilev.

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Nikolaj Stepanovič Gumilëv

Non ebbe tregua neppure la persecuzione di tutti i partiti non bolscevichi, vennero infatti arrestati migliaia di militanti e simpatizzanti socialisti e vennero imprigionati tutti i membri del Comitato centrale del Partito Menscevico.

Su decisione di Pjatakov nel Donbass vennero espulsi tutti gli abitanti che non lavoravano nelle miniere e 18 minatori che non potevano recarsi al lavoro perché stremati da condizioni di lavoro, fame e estrema povertà vennero giustiziati con l'accusa di "parassitismo aggravato".

Avendo messo a ferro e fuoco e e reso infruttuose le campagne di Ucraina e Russia con la politica comunista delle requisizioni, l'attenzione dei bolscevichi si rivolse alla Siberia Occidentale dove vennero attuate le requisizioni; così anche lì i contadini insorsero, riuscendo a prendere il controllo della provincia.
Nel resto del paese i Verdi riuscirono a conquistare molte zone rurali, assunsero persino il controllo delle province di Tambov, Samara, Saratov, Caricyn, Simbirsk, Tjumen', Omsk, Celjabinsk ed Ekaterinburg. Causarono persino l'interruzione della Transiberiana. I successi si susseguirono tanto che si verificarono quotidiani ammutinamente nell'Armata Rossa ed anzi intere unità dell'Armata Rossa si unirono ai contadini in rivolta e completarono la conquista della provincia di Saratov destando l'allarme nella Ceka che in un rapporto segnalava: "Il malcontento è generale. Negli ambienti operai prevedono una prossima caduta del regime. Non lavora più nessuno, la gente ha fame. Sono imminenti scioperi di vasta portata. Le unità di guarnigione di Mosca sono sempre meno sicure e possono sfuggire in qualsiasi momento al nostro controllo. Si impongono misure preventive".
Anche Tobol'sk venne conquistata da un esercito popolare di insorti ma ricadde poi in mano ai bolscevichi che nel disperato tentativo per placare gli eserciti contadini introdussero la NEP.
La Ceka lasciò però imperversare la carestia, causata dal sistema delle requisizioni, per piegare i contadini. Come se non bastasse al generale Tuhacevskij per liquidare le milizie di Antonov a Tambov, vennero assegnati 100.000 cekisti, artiglieria pesante e aerei. Proseguirono le violenze sui contadini considerati "sabotatori". Per reprimere definitivamente la Antonovscina (il nome dato alla rivolta a Tambov) vennero messe in atto la cattura di ostaggi, esecuzioni, deportazioni in campi di concentramento, uso di gas asfissianti, deportazioni degli abitanti di villaggi "sospetti". Venne attuato il terribile ordine 171 che prevedeva sequestro e internamento in campi di concentramento delle famiglie dei contadini, assassinio dei primogeniti, confisca di tutti i beni, distruzione delle case.
Su ordine di Tuhacevskij i contadini nascosti nelle foreste vengono stanati e uccisi con l'uso di gas asfissianti.
Nei sette campi di concentramento nei pressi di Tambov vennero internate 50.000 persone, prevalentemente donne, vecchi, bambini: il tasso di mortalità in questi campi, fin dai primi mesi, fu del 20%. Migliaia di persone vennero poi deportate anche nei campi di concentramento di Arcangelo e Holmogory.
Restarono solamente un migliaio di rivoltosi ancora in circolazione sotto la guida di un irriducibile Antonov.
In Siberia Feliks Dzerzinskij, inviato per estorcere con maggiore decisione l'imposta dei prodotti agricoli, istituì Tribunali rivoluzionari volanti, allo scopo di rastrellare i villaggi e incarcerare o internare i contadini che non pagavano il tributo e sui quale venivano compiuti continui abusi dalle squadre di requisizione.

Per cercare di salvare il popolo russo, portato alla fame dalla carestia causata dai bolscevichi (si era diffuso persino il cannibalismo), economisti, universitari e intellettuali fondarono il Comitato Sociale di Lotta Contro la Carestia. Tra le figure di spicco vi era la giornalista Ekaterina Kuskova. Lenin rifiutò di continuo di ricevere il comitato finché, dopo aver ricevuto numerose pressioni, ne accettò la legalizzazione anche se venne ribattezzato Comitato Panrusso di Aiuto agli Affamati. Lenin tuttavia sentenziò: "Mettere assolutamente in condizione di non nuocere la Kuskova, della quale accettiamo nome, firma e un vagone di viveri da parte di coloro che provano simpatia per lei e per quelli della sua specie. Nient'altro". Con l'aiuto di Chiesa Ortodossa, Croce Rossa e American Relief Association il comitato poté distribuire viveri alla popolazione ma dopo appena un mese Lenin stabilì che andava sciolto: "Propongo di sciogliere il comitato oggi stesso, 26 agosto... Arrestare Prokopovic per intenzioni sediziose e tenerlo tre mesi in prigione. Espellere immediatamente da Mosca, oggi stesso, gli altri membri del Comitato, mandarli separati uno dall'altro in domicilio coatto. Domani pubblicheremo un comunicato breve e secco di cinque righe: Comitato sciolto per rifiuto di lavorare. Dare la direttiva ai giornali di iniziare da domani a coprire di ingiurie i membri del Comitato. Figli di papà, Guardie Bianche, più disposti a farsi un giro all'estero che a recarsi in provincia; metterli in ridicolo con ogni mezzo e maltrattarli almeno una volta a settimana per due mesi".
I membri del comitato vennero quindi, come deciso da Lenin, denigrati e diffamati ai giornali bolscevichi, venendo poi arrestati e deportati. A chi protestò sottolineando che non avevano alcuna colpa venne candidamente risposto da Unshliht (uno dei vice di Dzerzinskij alla Ceka): "Lei dice che il comitato non ha commesso alcun atto di slealtà. E' vero. Ma è diventato un polo di attrazione per la società. E questo non possiamo ammetterlo".

Dall'estate 1921 numerosi nazioni insorsero contro la sovietizzazione imposta dai bolscevichi e questi ultimi dovettero fronteggiare i partigiani (da loro prontamente ribattezzati "basmac" ovvero "briganti") di Azerbaigian, Armenia, Georgia, Daghestan, Turkestan, Bukhara e bande di nomadi uzbechi, kirghisi e turkmeni.
In autunno insorsero anche l'ex emirato di Bukhara e i Turkmeni al completo.
L'Armata Rossa attuò repressioni in Daghestan, Georgia e Cecenia e calcolò la presenza di almeno 30.000 basmac nelle repubblica transcaucasiche e centro-asiatiche, composti in particolari da clan locali e musulmani. La confraternita musulmana della Naqshbandiyya e lo sceicco Uzun Hadzi diedero poi vita alla rivolta dei montanari.


1922

"Secondo me bisogna estendere la condanna alla fucilazione a tutte le forme di attività dei menscevichi, dei socialisti rivoluzionari, ecc. Trovare una formulazione che ponga queste attività in relazione con la borghesia internazionale. Il tribunale non deve sopprimere il terrore, ma dargli un fondamento, legalizzarlo"
(indicazioni di Lenin per la stesura del nuovo codice penale)

"Gli abusi delle squadre di requisizione hanno raggiunto un livello inimmaginabile. I contadini arrestati vengono sistematicamente rinchiusi in magazzini non riscaldati, frustati e minacciati di morte. Quelli che non hanno completato la quota di consegna vengono legati, costretti a correre nudi lungo la strada principale del villaggio, poi sono rinchiusi in un magazzino non riscaldato. Moltissime donne sono state picchiate fino a perdere conoscenza, infilate nude in buche scavate nella neve..."
(rapporto di un ispettore di Omsk)

"Approfittare dell'impossibilità di apporto alla Chiesa da parte dei contadini affamati, quello della carestie è il periodo giusto per eliminare clero e centurie nere con decisione, spietatezza e brutalità da fargliela ricordare per decenni"
(disposizioni di Lenin all'Ufficio Politico)

"Sollecito una decisa e più immediata estirpazione e ripulitura della Russia da: socialisti, liberali, intellettuali, menscevichi, autori, scrittori, giornalisti, economisti ed editori"
(lettera di Lenin a Stalin)

Nel 1922 la Ceka si trasformò in GPU, continuando ad essere uno degli organismi più sanguinari della storia.

5.000 degli eroici insorti di Kronstad costretti a riparare nei campi profughi finlandesi caddero vittima di una delle tipiche armi bolsceviche: l'inganno. Con una finta promessa di amnistia vennero convinti a rientrare in patria ma vennero arrestati e internati nel campo di concentramento di Holmogory, tristemente famoso per un particolare metodo usatovi per eliminarne i prigionieri: l'annegamento. Così molti ammutinati di Kronstad, cosacchi e contadini insorti du Tambov che erano stati internati, vennero annegati nella Dvina, fiume sito nei pressi del campo. Nel marzo 1922 solo 1.500 degli insorti di Kronstad nel campo di concentramento di Holmogory risulteranno ancora in vita.
2.514 civili che ebbero la sfortuna di trovarsi presso Kronstad durante l'ammutinamento vennero deportati in Siberia.

Nel 1922 si inasprì la persecuzione religiosa: venne infatti ordinata la confisca immediata degli oggetti preziosi di tutte le chiese, causando le proteste dei fedeli. A Suja i soldati bolscevichi non esitarono a sparare sui manifestanti, uccidendone 10. Lenin ordina quindi di arrestare qualche dozzina di piccoli borghesi, borghesi e membri del clero a Suja e di accusarli di partecipazione alla resistenza violenza contro il decreto di confisca dei beni della Chiesa e dispone inoltre di eseguire un veloce processo che si concluda soltanto con l'esecuzione per fucilazione di un alto numero di membri delle Centurie nere di Suja, Mosca e altri centri religiosi.
Le proteste non si placarono e a marzo scoppiarono ben 1.414 incidenti tra fedeli e forze bolsceviche. A Pietrogrado vennero condannati ai lavori forzati 76 ecclesiastici e giustiziati altri 4. A Mosca vennero condannati ai lavori forzati 148 ecclesiastici e giustiziati altri 6. Al patriarca Tihon venne imposto il domicilio coatto. Migliaia di monache, monaci e sacerdoti vennero arrestati.
Nel 1922 verranno complessivamente uccisi 2.691 preti, 1.962 monaci, 3.447 monache.

Si verificarono gli ennesimi attacchi agli altri partiti: i menscevichi misero in atto uno sciopero della fame in segno di protesta, ma ne conseguì solo l'espulsione di 12 loro dirigenti.
Si tenne anche un processo farsa contro 34 dirigenti socialisti rivoluzionari (tra cui Avram Goc e Dmitrij Donskoj) accusati di "attività controrivoluzionarie e terroristiche contro il potere sovietico", 11 dei quali furono condannati a morte. Pena poi commutata in 5 anni di detenzione in campo di concentramento, per pressioni della comunità internazionale influenzata da esuli socialisti (in realtà non verranno mai liberati dai campi di concentramento e verranno giustiziati negli anni '30). Nell'agosto 1922 furono arrestati gli ultimi militanti socialisti superstiti.

Si intensificò la militarizzazione delle imprese e ci fu un ulteriore soffocamento degli scioperi operai.

Nel giugno 1922 l'Antonovscina verrà definitivamente debellata con la morte in combattimento dello stesso Antonov. Gli ultimi militanti Verdi classificati come "banditi delle foreste" vennero fucilati insieme ai loro familiari.

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Aleksandr Stepanovič Antonov

Nelle campagne ormai la disperazione era totale. La carestia colpì 30.000.000 di persone, 5.000.000 delle quali morirono di fame. A Kiev i contadini si suicidarono in massa, non potendo né pagare le imposte né prendere le armi (ormai tutte confiscate) e insorgere.
Ekaterina Kuskova e Sergej Prokopovic, dirigenti dell'ex Comitato sociale di lotta contro la carestia che aveva tentato di aiutare il popolo affamato, vennero espulsi.

Lenin pianificò inoltre la messa al bando e l'esilio di scrittori e professori che considerava "controrivoluzionari", istituì persona Commissione incaricata di schedare, arrestare ed espellere intellettuali. La diretta conseguenza furono l'arresto ed espulsione di 360 intellettuali famosi, filosofi, scrittori, storici e professori, costretti ad abbandonare ogni loro bene e a firmare un documento che autorizzava la loro immediata fucilazione in caso di ritorno in patria. Gli intellettuali di secondo piano invece vennero direttamente deportati in zone remote e in campi di concentramento.

1923

Anche nel 1923 proseguirono gli abusi sui contadini da parte degli amministratori bolscevichi.

Vennero effettuate le prime deportazione nell'Arcipelago dei Gulag (un vasto insieme di campi di concentramento denominato Slon, situato nell'Arcipelago delle Soloveckie, da cui i bolscevichi avevano cacciato i monaci e avevano, nel 1922, iniziato a installare i lager) di 4.000 detenuti suddivisi in: ex cekisti condannati per abusi particolarmente gravi, menscevichi, anarchici, socialrivoluzionari, membri di partiti non socialisti, membri del clero, ex ufficiali dell'esercito zarista, ex funzionari, cosacchi, insorti di Kronstadt, insorti di Tambov, detenuti comuni, banditi, falsari.
I detenuti politici nei gulag subivano le violenze dei criminali comuni e pativano fame, freddo e zanzare. Inoltre spesso si facevano legare le mani in quanto era l'unica difesa contro la formula "ucciso durante tentativo di evasione", cioè uccisione con falsa accusa di evasione utilizzata dagli aguzzini comunisti.

Mentre la resistenza in Russia è sempre più flebile a causa della sanguinaria repressione nelle repubbliche periferiche la situazione è diversa e i comunisti riescono a controllare efficacemente solo il centro delle città principali. Tuttavia alla fine i loro metodi sanguinari avranno la meglio. Nel dicembre 1923 verranno sconfitti, tramite bombardamenti e massacri di civili, gli ultimi resistenti musulmani, insorti nella rivolta dei montanari, in Daghestan.

1924

"Le persone deportate e mandate al confino in buchi sperduti della Siberia e senza un soldo, vivono in condizioni spaventose. Vi sono ragazzi di diciotto anni degli ambienti studenteschi, sia vecchi di settant'anni, soprattutto membri del clero, e vecchie"
(rapporto di Nikolaj Krylenko, presidente del tribunale rivoluzionario, alla GPU)

Nel 1924 la repressione ha raggiunto livelli tali che Nikolaj Krylenko, presidente del tribunale rivoluzionario propose di affibbiare la falsa accusa di essere "controrivoluzionari" solo a partiti politici borghesi.

Un rapporto della GPU del 1924 reciterà: arrestati 11.453 banditi, di cui 1.858 giustiziati sul posto, fermo di 926 stranieri di cui 357 espulsi, fermo di 1.542 "spie", repressione di un'insurrezione di "Guardie Bianche" in Crimea di cui 132 giustiziate, portate a termine 81 operazioni contro gruppi anarchici di cui 266 arrestati, liquidate 14 organizzazioni di menscevichi di cui 152 arrestati, 7 organizzazioni di socialisti rivoluzionari di sinistra di cui 52 arrestati, 117 organizzazioni di intellettuali di cui 1360 arrestati, 24 organizzazioni monarchiche di cui 1.245 arrestati, 85 organizzazioni religiose di cui 1.765 arrestati, 675 "gruppi di kulak" di cui 1.148 arrestati, espulsione di 4.500 "ladri", "recidivi", commercianti e piccoli impresari, posti sotto osservazione 18.200 persone "socialmente pericolose" e 15.501 imprese e amministrazioni.




(si ringrazia per la collaborazione l'Università Imperiale)

Emanuele Spikas
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Re: Giornata della Memoria 2020 | Jornata del Memoria 2020 : le vittime di Lenin e della dittatura bolscevica

Messaggio da Emanuele Spikas » 28/02/2021, 13:01

Una triste curiosità: si stava svolgendo a Mosca (Federazione Russa) un referendum per stabilire cosa collocare al centro della Piazza Lubjanka.
Purtroppo, a causa di comunisti russi, tra le opzioni era stata inserita quella di riposizionare sul luogo la statua di Felix Dzerzhinsky (Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij) fondatore della CEKA (divenuta poi KGB e infine FSB) e uno dei più grandi assassini di tutti i tempi alle cui malefatte è stato dato risalto nella relazione sopra riportata.
La statua era stata rimossa con la fine dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
La scellerata opzione stava comunque rovinosamente perdendo dato che i cittadini moscoviti stavano facendo prevalere di gran lunga l'alternativa: una statua per un eroe nazionale russo e santo della chiesa ortodossa russa,  il principe Alexander Nevsky (Aleksandr Jaroslavič Nevskij), che salvò la Russia dalle invasioni svedese nel 1240 e dei cavalieri teutonici nel 1242. Tuttavia il sindaco di Mosca ha annullato il referendum sostenendo che stava creando divisioni.

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